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La scomparsa di Carlo Delle Piane, Alghero in lutto

L’attore Carlo Delle Piane si è spento a Roma all’età di 83 anni. La notizia, diffusa dalla moglie Anna Crispino, ha suscitato grande commozione ad Alghero, dove sotto la regia di Cesare Furesi, aveva interpretato il suo ultimo film. Da poco aveva festeggiato i 70 anni di carriera.

Gran brutta nottata, oggi, e la colpa è la tua. Ciao amico Carlo, mi manchi già“. Con queste parole cariche di tutto l’affetto possibile, Cesare Furesi ha reso omaggio all’attore che più di ogni altro aveva voluto, corteggiato, e aspettato, per girare la sua opera d’esordio “Chi salverà le rose?

Quello sguardo da nonno buono

Anche io, come gran parte degli Algheresi, mi ero stretto intorno a Cesare Furesi e a quel gentiluomo di Giulio Cesare Senatore, scomparso di recente a soli 47 anni. Uniti da una grande amicizia, sospinti fino all’incoscienza da un sogno grande quanto un film, ma con pochi soldi per realizzarlo. E fu così che molti di noi scoprirono in quell’uomo alto appena un metro e sessanta, un attore che non era solo bravo, ma immenso. Imparando a volergli bene, a rispettare la sua fragilità, il suo udito malandato, la memoria smarrita nell’emorragia cerebrale, il camminare incerto, e quello sguardo da nonno buono che faceva tenerezza. Sono passati quasi tre anni, ma ricordo quella giornata passata sul set, istante per istante.

Avvertivo la sua emozione

Dovevo fare la comparsa, impersonando un fotografo che, a dispetto dei cinquant’anni suonati da tempo, con fare atletico saliva sul muraglione dei bastioni per inquadrare Capo Caccia nell’obiettivo della sua reflex. Una scena di due secondi, ripetuta solo tre volte. A pochi metri da me, c’era lui. Carlo Delle Piane attendeva il “ciak” e io sentivo il suo respiro, ne avvertivo l’emozione, ne comprendevo lo sforzo. Magro, barba bianca, curvo sulle spalle; sopra la camicia celeste che lo conteneva due volte, un impermeabile color caki. Gli occhi erano riparati da un paio di occhiali scuri, la testa da una “kippà ” in cotone e un ombrellino. Lo reggeva la sua adorata Anna Crispino, moglie amorevole e dolce, sempre al suo fianco. Avrei potuto andare a casa dopo cinque minuti, compresi i convenevoli e le firme per la liberatoria, ma rimasi lì per tutto il giorno, rapito dalla sua grazia.

Carlo Delle Piane
Carlo Delle Piane durante una pausa, sul set di “Chi salverà le rose” – Foto Antonello Bombagi

Quell’intervista mancata

Volevo intervistarlo, purtroppo non ce ne fu il tempo. Le riprese dovevano correre per motivi di budget e lui faceva una gran fatica a stargli dietro; ma era felice. Lo si intuiva, soltanto a guardarlo. La sua pelle era macchiata e avvizzita dai segni irriverenti del tempo, ma l’entusiasmo era pari a quello di un ragazzino alla prima occasione vera. Anna, lo sosteneva, lo proteggeva, e lo incoraggiava quando non rimaneva contento della sua interpretazione.

L’esordio a soli 12 anni

Lui, che nel ’54 aveva vestito i panni di Romolo Pellacchioni detto “Cicalone”, nel film “Un americano a Roma” interpretato da Alberto Sordi. Lui, che dopo un mese di coma a seguito dell’incidente occorsogli nel ’73, riprese a lavorare con, e grazie a, Pupi Avati nel film “Tutti defunti… tranne i morti”. Lui, che sempre con Pupi, aveva ottenuto un grande successo in quel “Regalo di Natale” che gli valse la Coppa Volpi (1986), e che trent’anni dopo avrebbe ispirato Furesi ad affidargli il ruolo di protagonista nei panni dello stesso avvocato Sant’Elia; non poteva proprio permetterselo.

110 film in carriera

Romano, classe 1936, aveva esordito nel mondo del cinema quando aveva solo 12 anni. Selezionato per il ruolo di Garoffi nel film “Cuore” di Duilio Coletti e Vittorio De Sica, solo due anni dopo era di nuovo in scena con il regista francese Leonide Moguy con “Domani è troppo tardi”. Poi venne l’occasione di recitare al fianco di due grandi come Totò e Aldo Fabrizi in “Guardie e ladri” e da lì la sua carriera prese il volo, senza fermarsi mai. Una striscia lunga 110 film, di cui una quindicina diretti proprio dal grande amico Pupi Avati.

L’ultimo regalo

Ora era diverso. “Chi salverà le rose” sarebbe stato il suo ultimo film. Lo sapeva bene. Così come era consapevole, che puoi aver fatto mille capolavori, ma vieni giudicato per una sola scialba recitazione; magari l’ultima. E da grande professionista qual’era, lui non poteva tollerarlo. Da uomo generoso e sensibile, tanto meno. Ancora provato dall’emorragia cerebrale che lo aveva colpito nel gennaio 2015 e che lo aveva portato ancora una volta fino al coma, voleva lasciare un segno nell’anima di tutti noi, il suo personale regalo; e c’è riuscito. Quando ebbi il privilegio di vedere il film in anteprima, ancora in bozza di lavorazione, mi marchiò a fuoco. Per giorni e giorni, mi svegliai con lui dentro, con le sue frasi sussurrate, i suoi silenzi, quegli sguardi pieni di malinconia per un amore che se ne andava; per una vita che sentiva scivolare lenta.

Addio Carlo

Di recente, alla mostra del cinema di Pesaro, con la moglie Anna Crispino, aveva festeggiato i 70 anni di carriera. Ma vorrei ricordarlo non solo per quello, piuttosto per le emozioni di cui ci ha fatto dono con la sua ultima magistrale interpretazione. Con quell’ultima scena così cruda e vera come solo la morte sa essere. Quella con cui ci ha voluto salutare, a suo modo. Addio Carlo, nessuno di noi avrebbe voluto sentire quello sparo che chiuse la storia del tuo ultimo film. Così come oggi non avremmo mai voluto leggere della tua scomparsa.

Antonello Bombagi ©

Carlo Delle Piane alla conferenza stampa per la presentazione del film “Chi salverà le rose?”

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