Le politiche della Regione sui trasporti, si abbattono sull’isola, come un blitz di “guastatori”. Ma la comunità Sarda non ci sta. Umiliata e offesa, prova ad alzare la testa
Viaggiare mi affascina e che io ricordi, da sempre. Forse da quel giorno in cui mi misero in macchina per traslocare in un altra città, alla bellezza di un mese di vita. O forse da quando mio padre, nelle ferie estive, ci portava in giro per Italia ed Europa con l’auto. Erano i tempi in cui non c’era né Ryan Air, nè Booking.com, né Internet; il telefono era quello a gettone e il navigatore satellitare, un qualcosa da film di fantascienza. Tutto era incerto, sconosciuto, imprevedibile e proprio per questo, però, affascinante.
L’unica cosa stabilita era la meta. Ma per noi piccoli passeggeri, io e mia sorella, che fosse Venezia, Barcellona, o Ginevra, poco cambiava. Perché il bello era proprio l’avventura del viaggio. Il non sapere mai, dove e come avremmo mangiato e dormito. Il non immaginare cosa avremmo visto di nuovo e di diverso rispetto alla nostra isola di partenza. Tutto, era così straordinariamente eccitante. Anche gli spostamenti in auto sotto il sole cocente d’Agosto, a bordo di una Fiat fine anni ’60. Estenuanti sì, ma indimenticabili.
Ho capito solo da grande che insegnandoci a viaggiare, mio padre, aveva voluto educarci ad essere curiosi e mai sazi verso il conoscere. Ad essere aperti al nuovo, al diverso e a saper dominare la paura dell’ignoto, esplorandolo con coraggio. E tutt’ora, mi piace spingermi oltre quello che ho già fatto mio e che quindi sono. Perché ogni angolo del pianeta, ha qualcosa di nuovo da consegnarci: un colore, un sapore, un profumo, un suono. Ogni persona che incontriamo ha almeno una cosa da donarci.
Può essere soltanto uno sguardo, un sorriso o una parola; ma anche, la sua cultura, le tradizioni, o l’impronta dell’anima. Momenti unici, che non c’è bisogno di fotografare per renderli immortali. Si imprimono da soli dentro noi stessi, aggiungendo un tratto indelebile all’essere; che da quel momento, diventa altro. Non basta osservare; bisogna avere il coraggio di lasciare se stessi, per essere pronti ad accogliere il nuovo, il mai visto. E i viaggi che ho avuto la fortuna di compiere, allora come oggi, mi hanno reso la persona che sono. Sempre pronto a partire e a perdere me stesso, per ritrovarmi diverso e più ricco, una volta tornato.
Il viaggiare è una di quelle attività che, fossi io il Primo Ministro, avrei reso obbligatoria per legge. Con la motivazione che “favorisce il pieno sviluppo della persona umana”, nel rispetto dei dettami della Costituzione. Un obbligo a cui molti si piegherebbero volentieri; ma che invece, nella nostra triste realtà, non è mai stato riconosciuto tale. È rimasto nella sfera dei “diritti” della persona. E questo significa che se vivi a Roma o Milano, allora hai a disposizione autobus, autostrade, treni, aerei per ogni dove; se vivi ad Alghero, o a Bortigali, ti devi accontentare di guardare le fotografie su internet. Oppure, essere molto ricco. Soprattutto se, per viaggiare, preferisci aspettare la bella stagione.
Uscire dalla Sardegna nel periodo estivo, è una vera impresa; oltre che un salasso. Le navi sono strapiene e i pochi aerei rimasti, non hanno posto manco in stiva. Il risultato è che i prezzi sono proibitivi e se non si guadagna abbastanza, ci si deve limitare a viaggiare dentro l’isola. Da isolano a isolato! Su strade che sembrano mulattiere, o su ferrovie nate quando i treni andavano ancora a carbone. Pregando che nessuno della tua famiglia abbia urgente bisogno di una visita specialistica oltremare.
Bisogna riconoscere che negli ultimi anni Ryan Air, più di altri, ha avuto il merito, o la colpa, di farci dimenticare tutto questo. Permettendoci di competere con i nostri connazionali quasi ad armi pari; facendoci sentire un po’ più vicini all’Europa; attenuando la rabbia insita in ogni Sardo che paga le tasse come Italiano e riceve servizi da cittadino del terzo mondo.
In particolare, però, lasciando che scordassimo le incapacità e l’inutilità di intere generazioni di politici Sardi che né da Cagliari, né da Roma, hanno saputo mai battersi veramente, per il riconoscimento dei nostri diritti. E non solo in materia di viaggi e trasporti. Ma oggi, che il vettore Irlandese non vola quasi più su Alghero e presto la abbandonerà del tutto, riusciamo nuovamente a vedere l’inadeguatezza della classe politica regionale. Un team di guastatori che ha provocato un immane disastro economico per tutta l’isola. Ma non tutti i mali vengono per nuocere e in questo scenario apocalittico in cui la Sardegna sta di nuovo scivolando, c’è comunque, un aspetto positivo.
La buona notizia è che, sotto le macerie, sta prendendo forma una nuova coscienza popolare. Più matura e consapevole. Una comunità nuova, che proprio grazie al vettore Irlandese ha potuto viaggiare e conoscere il mondo e ora è pronta a mettersi in gioco prendendo in mano il suo destino. La clamorosa protesta popolare, contro l’assessore regionale ai trasporti Deiana, in occasione dell’inaugurazione del nuovo treno che collega Sassari ad Alghero; la grande partecipazione all’assemblea pubblica tenutasi ad Alghero qualche giorno fa, presenti tutti i sindaci del nord-Sardegna, ne sono un esempio piuttosto chiaro. Si è evoluta; si è arricchita. Ha aperto gli occhi e non è più disposta a chiuderli.
Alghero Eco – 09 Luglio 2016
Antonello Bombagi © Tutti i diritti riservati