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Il secchiello rotto, sulla spiaggia

Quel giorno il profumo del mare mi arrivava forte insieme ad una miriade di finissime goccioline. Il libeccio prima gonfiava le onde e poi ne spettinava le creste nebulizzandole nell’aria e io mi divertivo ad osservarne le traiettorie sfumate e imprevedibili. “Il mare è sempre bello” pensavo “Peccato che quand’è così sputi sulla spiaggia rifiuti di ogni tipo”. Bottiglie, bidoncini, plastiche di ogni tipo, giacevano disseminate lungo l’arenile.

Andando via non potevo fare a meno di notare tutti quegli oggetti e gonfio di risentimento mi avvicino ad un secchiello colpevole di sporcare la “mia” spiaggia insieme agli altri rifiuti. Mi appare vecchio e scolorito, col manico spezzato e le pareti piene di graffi e solchi. Noto che il fondo è squarciato.

Piegando le ginocchia, mi accovacciai vicino a lui per guardarlo meglio. È di un giallo ormai sbiadito, ma pur sempre giallo. Un colore che mi piace, simbolo della luce, del sole, ma anche della conoscenza e dell’energia. “E chissà quanta ne avrà avuto il suo proprietario” comincio a immaginare “per riempirlo di sabbia umida e ricavarne forme nuove, sotto il sole d’agosto. E chissà quante scoperte grazie a quel secchiello, quante amicizie. Forse qualche altro bimbo si sarò unito al gioco, portando anche le sue formine”.

Mi resi conto che cominciavo ad intenerirmi, ma non me ne preoccupai affatto, anzi cominciai ad osservarlo meglio. “Peccato per quei graffi sulle fiancate lisce” mi rammaricavo “quanti mesi avrà dovuto vagare prima di meritare il riposo su una spiaggia? Quanti rifiuti avrà dovuto sopportare da scogliere insensibili? E che dire del manico spezzato?” Continuavo a chiedermi, immaginandone le vicissitudini “Magari è stato recuperato da un pescatore che legandolo ad una cima lo ha usato per raccogliere l’acqua e sciacquare il ponte di coperta. Ma lui, dopo qualche settimana di questo lavoro, piccolo e fragile com’era, si sarà rotto e ricaduto in balia dei flutti. Stanco e ferito, avrà poi vagato per settimane alla ricerca di un lido sicuro dove riposare; tranne che nuove scogliere acuminate lo avranno infilzato senza pietà, squarciandone il fondo!

Mosso da compassione, prendo con me il secchiello, lo scuoto dalla sabbia, e lo guardo ancora. Ormai l’ira aveva lasciato il posto alla tenerezza. Davanti ad una vita così densa di significato ed avventura anche quel pezzo di plastica meritava ammirazione e rispetto. “Lo porterò con me e lo sistemerò sulla grande terrazza” pensai “così che possa ancora guardare il mare e godere di una sorte diversa. E perché possa sentirsi ancora utile, lo riempirò di terra e vi pianterò i gerani. Sarà felice di contribuire ad abbellire il mondo con un fiore”.

Quante volte commettiamo lo stesso errore relegando cose e persone al ruolo di rifiuti, perché disturbano i nostri programmi. Per camminare usano un bastone, la schiena si curva, i capelli scoloriscono, e i graffi della vita si posano dappertutto: sul volto, come sulle mani, e sul collo. Ma dietro ogni graffio del tempo c’è sempre una nota piena di saggezza e degna di rispetto ❤️

Antonello 😉

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