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25 aprile, la liberazione corre sul web, ma ancora non è arrivata a Cagliari

Le olimpiadi sono state rinviate di un anno, i campionati sportivi sospesi; ma la festa del 25 aprile è troppo importante per essere rimandata a tempi migliori.

25 aprile, la liberazione corre sul web

Così devono aver pensato i promotori della manifestazione, che per quest’anno l’hanno voluta trasferire dalle piazze al web. “È il Natale della nostra democrazia” affermano decisi. E forti di tale convinzione hanno previsto una diretta su facebook con l’hastag #iorestolibero (http://www.facebook.com/25aprileiorestolibero) con inizio alle 14:30. Ma per seguire le celebrazioni ci si potrà collegare anche sui portali http://repubblica.it/http://lastampa.it/https://www.radiopopolare.it/https://ilmanifesto.it/http://www.avvenire.it/http://www.comune.torino.it/http://www.cr.piemonte.it/

Per riaffermare i valori della Costituzione

Come dargli torto? La ricorrenza del 25 Aprile è un vero caposaldo della nostra storia repubblicana. Qualcosa che ci invita a riflettere sul valore di quella libertà riconquistata a così caro prezzo, oltre che sui valori della Costituzione. E nel settantacinquesimo anniversario, celebrare quella “liberazione”, approfondire gli enunciati della Carta non del tutto applicati, o ignorati e calpestati, può essere oltremodo utile. Si pensi solo a quanto siano rimaste inascoltate le raccomandazioni dei padri costituenti, contenute nel I° comma dell’art. 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Il sapore della beffa

Un argomento di drammatica attualità e non solo per l’emergenza Covid in corso. Piuttosto per i soprusi perpetrati dalle istituzioni ai danni dei cittadini in nome d’un superiore efficientamento gestionale. Una giustificazione che suona come intollerabile al cospetto dell’enunciato, ma che assume il sapore della beffa alla luce degli sprechi che si compiono ogni giorno. E il pensiero corre subito alla notizie provenienti da Cagliari e relative alle prodezze dell’attuale giunta regionale.

“Meglio privato che pubblico”

Lo scandalo dei contratti sottoscritti con 3 strutture sanitarie private per la gestione dell’emergenza, è ancora fresco. Ha messo in luce che la Regione oltre che preferire il “privato” in luogo del “pubblico”, pagherà il servizio “vuoto per pieno”! Il che sta a significare che se nei letti della struttura vi fosse un solo paziente, noi pagheremmo comunque come se fosse pieno all’80%. Ovvero, se la struttura mettesse a disposizione 10 posti letto, pur avendone uno solo occupato, noi pagheremmo come se fossero otto.

Le mascherine della discordia e quelli col blasone

Come se questo non bastasse, c’è stato anche quello delle mascherine. Acquistate tramite la Protezione Civile lo stesso giorno in cui le acquistava anche l’ASL di Sassari, la Regione è riuscita a pagarle più del doppio! Il “Fatto quotidiano” che ha reso pubblica la vicenda, ha calcolato uno spreco di circa nove milioni di euro. E ultimo, ma non per importanza, quello relativo al silenzio dei principali organi d’informazione Sarda. I quotidiani col blasone, e solo quello, poiché non hanno più né lettori né soldi. Da parte loro non un solo articolo, un dubbio sollevato, o una domanda. Eppure almeno un paio verrebbero subito spontanee.

Solo due domande

Quante donne si potevano far partorire nei punti nascita della Sardegna, chiusi per risparmiare, con quei nove milioni sprecati in un solo acquisto? E quante vite si sarebbero potute salvare nei piccoli ospedali chiusi per efficientamento gestionale, con i soldi regalati alla sanità privata?

Antonello Bombagi ©

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